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ABRUZZO. COMMERCIO, SI RIDUCONO COSTI FISCALI PER NEGOZI MODA. CONFESERCENTI: “PRIMO RISULTATO NOSTRA BATTAGLIA”
Pescara, 23 maggio – L’approvazione in Giunta regionale dell’accordo che riduce le aperture domenicali e festive, presentato stamani dall’assessore Alfredo Castiglione alla presenza dei vertici di Confesercenti che hanno condiviso e sottoscritto l’intesa, non è l’unica buona notizia che arriva oggi per il commercio abruzzese. Grazie infatti ad una battaglia condotta dalla Federazione Italiana del Settore Moda, ovvero l’associazione nazionale dei negozi d’abbigliamento e calzature aderenti a Confesercenti, si aprono le strade per una riduzione degli studi di settore per 1.754 negozi appartenenti a sei categorie (codici Ateco 47711, 47712, 47713, 47715, 47721, 47722): è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze individua e aggiorna le cosiddette “aree gravitazionali degli outlet”, ovvero le aree di mercato influenzate dalla presenza di queste strutture commerciali. E in Abruzzo si aprono le porte alla riduzione degli studi di settore – di quel sistema cioè che rileva i parametri fiscali delle imprese e dei liberi professionisti, alla base dell’elaborazione di quanto dovuto al Fisco in base alla stima dei ricavi – per 1.754 negozi d’abbigliamento esistenti nel raggio di 90 minuti di percorrenza dall’outlet di Città Sant’Angelo. «La Fismo-Confesercenti ha condotto una battaglia in tutta Italia perché venisse riconosciuto che la presenza degli outlet modifica profondamente il tessuto commerciale e produttivo dei territori – sottolineano il presidente di Confesercenti Beniamino Orfanelli, il direttore Enzo Giammarino ed il responsabile del coordinamento Confesercenti Camere di Commercio Patrizio Lapenna – e ora si aprono le strade per una riduzione per tutti quei negozi inclusi nell’arco di 90 minuti di percorrenza dall’outlet. Si tratta di una vittoria importante, che riconosce quanto centri commerciali e outlet incidano profondamente e strutturalmente nella capacità delle imprese locali di produrre reddito e occupazione». Ora l’Agenzia delle entrate dovrà recepire la normativa.
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