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PANE: AUMENTANO LE MATERIE PRIME MA IL PREZZO FINALE RESTA CALMIERATO

Pescara, 22 settembre – Farina, energia, costi generali di produzione. Sono le voci che hanno fatto registrare un aumento vertiginoso del costo della lavorazione del pane, come emerge da una ricerca condotta dall’Associazione Panificatori di Confesercenti Abruzzo in collaborazione con il centro studi dell’associazione imprenditoriale, presentata stamani in conferenza stampa.

GLI AUMENTI
Aumenti considerevoli hanno riguardato soprattutto il costo della farina, passato – è il caso della farina di grano tenero di tipo 00 – dai 24 euro del 2006 agli oltre 47 del 2007, per poi stabilizzarsi a inizio 2008 poco oltre i 43 euro anche se da una prima ricognizione emerge che il prezzo della farina ha ripreso a correre macinando un ulteriore + 2 per cento.
Rispetto a questo vortice di aumenti, il prezzo del pane non ha subito aumenti proporzionali a quelli della produzione.
«Noi lavoriamo farina e non grano. I cartelli, se esistono, vanno cercati altrove: il costo della farina è aumentato negli ultimi anni e il suo aumento non si arresta neppure nel 2008» spiega Vincenzo Ruccolo, presidente regionale dell’Associazione Panificatori di Confesercenti, che ha presentato alla stampa anche le fatture degli acquisti della sua azienda: «Abbiamo calmierato i prezzi per tutelare il consumatore, che è sempre stato e resta la nostra unica ricchezza. Il panificatore italiano d’altronde gestisce un’azienda familiare, lavora di notte e guadagna onestamente su quello che produce senza sussidi statali, agevolazioni fiscali o altri aiuti di Stato».

LA DISTRIBUZIONE
«La saggezza dei panificatori abruzzesi ha evitato aumenti vertiginosi dei prezzi» sottolinea il segretario regionale di Confesercenti Enzo Giammarino, «e questo perché le piccole e medie imprese conoscono il valore del rapporto di fiducia con il consumatore, che sta tornando a preferire il rapporto diretto con i commercianti non trovando più alcuno stimolo, neppure economico, nella grande distribuzione».
Anche per questo il segretario dell’associazione imprenditoriale rilancia la proposta di un nuovo patto fra il mondo delle piccole e medie imprese, le associazioni agricole e quelle dei consumatori, nata all’indomani dello “sciopero della spesa”.
«E’ necessaria un’alleanza fra la piccola e media distribuzione, i produttori e i consumatori per ridare fiato all’economia e mettere ordine in un mercato, quello dell’alimentare, che si configura sempre di più come un grande monopolio in mani straniere. Gli strumenti, a differenza del passato, oggi ci sono» dice Giammarino: «Con la riforma del commercio approvata a luglio dal Consiglio regionale, che blocca le nuove aperture di grande distribuzione alimentare, è oggi possibile riaprire il commercio food nei centri urbani dal negozio specializzato al supermarket, immettendo inoltre nel mercato formule innovative come i farmer market ai quali diciamo fin da subito di sì: crediamo che se ben organizzati possano avere la duplice valenza di far risparmiare le famiglie e rivitalizzare i centri urbani, con conseguenti benefici per l’intero commercio di prossimità».

IL PATTO FRA PMI, CONSUMATORI E PRODUTTORI
Il patto fra piccola e media distribuzione, i trasformatori, i consumatori e i produttori può partire – propone Giammarino – «dall’insediamento di un osservatorio indipendente per il monitoraggio dei prezzi, del quale né la piccola e media distribuzione, né i produttori hanno paura perché conoscono bene qual è il cono d’ombra nel quale gli “zeri” aumentano all’improvviso». «Noi siamo qui con le nostre fatture» ha spiegato Ruccolo, «e crediamo che nel tavolo con le associazioni dei consumatori e degli agricoltori ognuno può presentarsi con le proprie fatture e capire dove si creano gli aumenti. Siamo pronti a collaborare per il bene di tutta la filiera e per rafforzare la fiducia dei consumatori».




 

 
           
 
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notizia pubblicata il 9/22/2008

 
     
 
   

 

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